Nord Italia 2021

Il mio cicloviaggio in solitario nell’anno due del Covid: dalle perle della pianura Veneta alla Valsugana, dalle Dolomiti di Brenta alla Val Camonica, dal lago d’Iseo a quello di Garda, alla ricerca di nuovi percorsi ciclabili da percorrere in sicurezza.


SOAVE (VR), Luglio 2021 - L'onda lunga della pandemia rende tuttora complicato e sconsigliabile avventurarsi all'estero. Così, dopo avere pedalato per mezza Europa negli anni scorsi, per conoscere e immergermi in ambienti, culture, paesaggi e tradizioni diversi dai nostri, ecco che, per la seconda estate consecutiva, lo spartito prevede ancora una musica di casa nostra.

Ma ciò non può certo considerarsi un ripiego. Anzi! Rimanere nel Bel Paese è come cadere in piedi, considerato che in poche parti del mondo (o, forse, in nessuna?) possiamo assistere a un'analoga concentrazione, in pochi chilometri, di arte, natura, storia, cultura e soprattutto… gastronomia.

Già: è soprattutto a quest'ultimo aspetto che mi viene spontaneamente da pensare, degustando un ottimo caffè di metà mattinata, mentre il barista pronuncia spontaneamente una di quelle frasi che, per un cicloviaggiatore in estate, suonano quasi come una dichiarazione d'amore: "vuole che le metta anche dei cubetti di ghiaccio, con l'acqua, nella borraccia?".

La Vicenza del Palladio e Marostica con la sua piazza degli scacchi viventi: pedalando verso Bassano del Grappa e il suo famoso ponte coperto in legno, transito in queste perle venete che meriterebbero certamente una visita più approfondita rispetto alle mie brevi soste. Ma il mio obiettivo principale è un altro: punto verso nord, verso il fresco delle Dolomiti di Brenta, che intendo raggiungere attraverso il mio "passaggio a nord-est": la Valsugana.

"Adotta una mucca": mi colpisce il curioso invito che appare in bella mostra sul sito web dell'APT della valle. Con poche decine di euro, infatti, è possibile contribuire al mantenimento estivo dei bovini in malga. Gran parte della somma viene poi restituita sotto forma di prodotti caseari a patto di andare di persona, giustamente, a conoscere il nuovo… “membro della famiglia”!

Collegata alla ciclopista del Brenta, di cui costituisce l'ideale continuazione 25 km a nord di Bassano del Grappa, e dotata di numerosi e attrezzatissimi bici-grill e pannelli informativi, la pista ciclabile della Valsugana si sviluppa tra vigne e meleti, in sede protetta e in leggera salita, fino a raggiungere il lago di Caldonazzo. Da qui, è possibile rientrare a Bassano del Grappa (o scendere a una stazione intermedia) grazie a un ottimo servizio ferroviario che, con un treno ogni ora, nei mesi di luglio e agosto consente di caricare fino a 36 biciclette per convoglio.

Dopo una sosta per la notte a Trento, pedalo per una ventina di km tra i vigneti sulla ciclabile dell'Adige per poi deviare nettamente verso ovest e ritrovarmi, così, con il naso all'insù, verso le vette delle Dolomiti di Brenta.

Sulle prime ripide rampe della lunga salita che mi porterà ad Andalo ritrovo, con consumata familiarità, quel fenomeno fisico la cui legge non studierete mai sui libri di testo ma che ogni cicloturista carico di bagagli ben conosce: lo scontro tra due forze contrapposte, quella di gravità e quella di volontà, e la prevalenza della seconda, che consente con soddisfazione di guadagnare quota, pedalata dopo pedalata, metro dopo metro, fino all'agognato scollinamento.

"No, il tortello di patate non è fritto, è spadellato: non confondiamo! Così come la torta di patate al forno, lo prepariamo con patate Kennebec di mezza montagna, perché quelle di pianura sono troppo acquose". Verner è il simpatico titolare del ristorante AltSpaur, a Spormaggiore, dove decido di fare una sosta per rifocillarmi a metà salita, attratto anche dal cartello che richiama la specialità locale.

Dopo che la mia curiosità di cicloturista viene soddisfatta (al pari dello stomaco), il viaggio può riprendere. Ma non per molto. Da Andalo, sono infatti sufficienti pochi chilometri in discesa per farmi prendere una rapida decisione: la vista sullo splendido lago di Molveno e i nuvoloni che preannunciano un temporale estivo mi inducono a porre qui lo striscione ideale di fine tappa.

L'aria pulita, l'erba bagnata, l'odore della resina che si diffonde facilmente nell'aria: credo che poche sensazioni olfattive siano più piacevoli di quelle regalate da una splendida mattinata di sole che segue un temporale notturno in montagna.

Sono momenti e sensazioni che vorrei conservare il più a lungo possibile. Per questo mi attardo, procedendo quasi pigramente lungo il sentiero sterrato che lambisce il lago e proseguendo fino a raggiungere un altro specchio d'acqua, questo invece minuscolo, che mi appare davvero come uno smeraldo incastonato tra i monti: il lago di Nembia.

Superata Tione di Trento, procedo nuovamente verso nord, sulla ciclabile della Val Rendena, in leggera salita fino a Strembo. Qui la strada spiana e si pedala, sempre nel verde, tra campi sportivi che si alternano ad attrezzatissimi parchi giochi e aree di sosta, fino a Pinzolo.

Per salire a Madonna di Campiglio, e quindi al successivo valico di Campo Carlo Magno, scelgo di rimanere nella "comfort zone" di una ciclovia ben separata dalla trafficata statale. Affronto, così, le ripide rampe sterrate di un tratto di quella che è stata denominata "DoGa" (Dolomiti-Garda alpine cycle route), per raggiungere poi in discesa la ciclabile della Val di Sole.

Il torrente Noce è uno dei più famosi, in Italia, per la pratica del rafting. Risalgo la valle pedalando su questa ciclabile che scorre accanto al corso d'acqua, incrociando coloratissimi gommoni su cui si agitano sorridenti e chiassosi gruppi di ragazzi che, magari per la prima volta, si cimentano elettrizzati in questa attività.

A Ossana, la ciclabile termina. Ora non posso evitare la lunga salita sulla statale fino al passo del Tonale. Non è uno scherzo spingere con i pedali circa 35 kg di peso, tra bici e bagagli, lungo 15 km di salita con 1.000 metri di dislivello, ma il meraviglioso paesaggio (con la cima Presanella e il massiccio dell'Adamello) che accompagna la fatica rende la stessa più sopportabile.

Il sacrario militare posto sul valico contribuisce ad acuire la severità del paesaggio di alta montagna e ricorda, qualora ce ne fosse bisogno, che queste cime sono state teatro di sanguinosi scontri in quella che venne definita la "guerra bianca" e nella quale, anche a causa delle proibitive condizioni climatiche d'alta quota, decine di migliaia di giovani sacrificarono la propria vita per la libertà del nostro Paese.

La ciclovia dell'Oglio, da Ponte di Legno giù per la Val Camonica, dovrebbe essere tutta in leggera discesa. Mai come in questo caso il condizionale è d'obbligo: il sentiero attraversa più volte il corso d'acqua, risalendo le sponde boscose con frequenti rampe in doppia cifra (fino al 18% di pendenza), ora a destra ora a sinistra, poi ancora a destra… e così via, quasi a volere "schiaffeggiare" il fiume, mentre le vere rasoiate puniscono, piuttosto, le gambe dei ciclisti. Così, a Breno, dopo appena 50 km, mi accorgo di avere già raggiunto 450 metri di dislivello… in salita!

"Lei pensi a fare la doccia e a rilassarsi, la cena gliela offro io in veranda. Stasera c'è la finale degli Europei e ho già piazzato lì il televisore". Flaminio è il simpaticissimo titolare di un piccolo b&b sul lago di Iseo (dove mi fermo dopo avere percorso anche la meravigliosa pista ciclabile Vello-Tolline, tutta in sede protetta e ricavata sotto il costone del promontorio, proprio sul bordo del lago) e così risponde alla mia richiesta di suggerimenti circa un posto dove andare a cena. Che dire? In questa vacanza, l'oscar per l'accoglienza è così assegnato!

Dal lago d'Iseo a quello di Garda, procedo ancora lontano dal traffico dei veicoli a motore, prima sulla ciclovia Paratico-Brescia e poi lungo la ciclabile Ospedaletto-Desenzano-Peschiera del Garda.

L'imponente fortezza pentagonale che racchiude quest'ultima località merita una sosta. Sorprende il contrasto tra la vivacità delle sue viuzze, animate da negozi e ristoranti presi d'assalto dai turisti, e la severità degli alti bastioni affacciati sull'acqua, testimoni silenziosi del ruolo di vertice del famoso "quadrilatero" realizzato nel XIX secolo dall'impero austriaco.

Ormai il fresco delle Dolomiti appartiene quasi al passato: dalla ciclabile del Mincio (imperdibile una sosta a Borghetto) a Villafranca di Verona (con il suo maestoso castello scaligero) e infine di nuovo in vista delle mura merlate di Soave, per l'afa opprimente la maglia si è appiccicata alla pelle, come i ricordi e le impressioni del viaggio in via di conclusione. Questi ultimi, però, rimarranno così per sempre.