Devono avere allargato il buco: non può esserci altra spiegazione.

Superati i 50 anni, la sabbia nella clessidra appare scendere più velocemente.

I mesi sembrano avvicendarsi con più frequenza e il tempo non risulta più un concetto assoluto, scandito per tutti ugualmente da orologi e calendari, bensì una variabile decisamente soggettiva.

Cosa fare? C'è forse una soluzione per ingannare il tempo, che sembra scorrere sempre più velocemente, come una palla da bowling su un piano inclinato? In attesa di una risposta certa, io, comunque, da un bel po' ho deciso: rallento. Hai visto mai che sia questa la soluzione?

In buona sostanza: l'agonismo non fa più per me. Ho partecipato per anni alle granfondo dei percorsi più duri, in Italia ma non solo. Poi, appunto, ho deciso di rallentare.

Non mi interessano i paradossi e, quindi, non so se Achille davvero raggiungerà, supererà e poi doppierà la tartaruga. Ormai sono un cicloturista, anzi: un ciclofototurista; che tutti gli Achille a pedali impegnati nella loro lotta contro il tempo mi superino pure: li guardo e li guarderò sempre con affetto, fermo sul ciglio della strada a mangiare un panino o a scattare una fotografia.

Francia, Irlanda, Svizzera, Slovenia, Inghilterra, Svezia, Austria, Norvegia, Olanda, Scozia, Islanda, Belgio, Germania, Finlandia, Croazia, Danimarca, Galles: oltre che nel nostro Bel Paese, ormai ho portato il mio carapace a pedalare sulle strade di mezza Europa, senza fretta ma con quella consapevole lentezza che permette di apprendere più approfonditamente le diversità (strade, meteo, gastronomia, cultura, arte, orari, consuetudini, socialità, architettura, regole...) dei molteplici popoli del vecchio continente.

Insomma, ho smesso con il ciclismo: ora vado in bicicletta. E ho intenzione di andare avanti così ancora per un bel pezzo.

The slow must go on


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