Nord Italia 2020

Una vacanza a caccia di ciclabili, tra fiumi, laghi, montagne e città d’arte, per un cicloviaggio lontano dal traffico motorizzato, alla ricerca di quella sicurezza che spesso manca nelle nostre strade e che, invece, dovrebbe costituire la base per godere appieno delle bellezze che ci circondano.


Cardano (BZ), luglio 2020 - Come il piccolo di casa che vuole seguire i fratelli maggiori nell'uscita serale, la ciclabile della valle Isarco si infila orgogliosa e quasi irriverente tra l'autostrada e la statale che risalgono il pendio seguendo il corso dell'omonimo fiume. Da Bolzano si giunge a Chiusa, pittoresco paesino che colpisce per la presenza di numerose biciclette... non circolanti (!) bensì appese con colori variopinti ai muri delle case e addirittura ad abbellire la fontana della piazza principale, e poi a Bressanone, che invoglia ad una "pigra" deviazione per scoprire a piedi, tra portici e viuzze lastricate, il suo attraente centro storico.

E' una piacevole sorpresa, questa ciclabile: tutta in sede protetta, perfettamente asfaltata e con ponti e gallerie dedicate, per pedalare in massima sicurezza.

Già: la sicurezza. Sono ormai giunto al quarto giorno di questa ciclovacanza che mi sto godendo in solitario e ho l'impressione di poter quasi contare sulle dita delle mani i pochi chilometri che ho percorso su strade condivise con i mezzi a motore.

Sono partito da Mantova, affascinante città dei Gonzaga che non ha certo bisogno di presentazioni, scegliendo di percorrere il più possibile itinerari ciclabili in piste dedicate o, in alternativa, strade secondarie prive di traffico.

Dopo i mesi di stop forzato a cui, come tutti gli appassionati delle pedalate, sono stato costretto in questo "anno del Covid", la voglia di ricominciare ha infatti coinciso con un (ancora) maggiore desiderio di tranquillità e sicurezza, quasi a volere rendere meno traumatico il distacco dalle protettive "quattro mura" alle quali, come molti, mi stavo forzatamente abituando.

Mantova, quindi.

Da qui, la scelta della prima tappa dell'itinerario è ricaduta naturalmente sulla ciclabile del Parco del Mincio, nota anche come ciclabile Mantova-Peschiera del Garda. Si tratta di una ciclovia quasi interamente asfaltata, che attraversa un affascinante parco naturale, seguendo dapprima un ampio canale e successivamente, nella seconda metà, il fiume Mincio.

Ed è proprio la seconda parte del tracciato che presenta gli scorci più suggestivi e le località più interessanti. Su tutte: Valeggio sul Mincio, con il castello scaligero che, dall'alto di una collina, domina imponente la pianura, e l'adiacente Borghetto, affascinante località dove il tempo sembra essersi fermato, caratterizzata da case in pietra e mulini ad acqua risalenti all'inizio del XV secolo.

La ciclabile termina a Peschiera del Garda, località di cui tutti abbiamo letto sui libri di storia, in quanto costituente, con Mantova, Legnago e Verona, il famoso il "quadrilatero" di fortezze realizzato dall'impero austriaco nel XIX secolo.

Da qui, ho scelto di proseguire sulla sponda est del lago, seguendo tutta la lunga ciclopedonale del Garda, che permette di giungere a Torbole quasi al riparo dal traffico motorizzato, ad eccezione di pochi chilometri, concentrati soprattutto nel tratto finale.

Essendo una ciclopedonale, naturalmente, non è adatta ai cicloturisti "frettolosi" ma va affrontata con molta cautela e pazienza, visto che la sede è condivisa con i turisti che si spostano a piedi sul lungolago e considerato che su molti tratti si affacciano direttamente i camping del luogo. Ma io, come è avvenuto per tutta la ciclovacanza, alla fretta ho anteposto la ricerca della sicurezza e, così, con piacere ho percorso il lungolago godendomi da pochi metri il turchese delle limpide acque, anche a costo di scendere dalla bici e di spingerla in alcune isole pedonali che mi hanno comunque consentito di attraversare località tranquille e pittoresche come Torresela e Lazise (che mi sarei invece perso pedalando sulla trafficata statale Gardesana).

Torbole: e qui? Credo che sia la domanda che si pone ogni cicloturista che arrivi in fondo al lago di Garda e voglia collegarsi, come ho fatto io, ai successivi tratti verso la valle dell'Adige. Il collegamento, in effetti, c'è, ed è anche ben segnalato con cartelli dedicati ai ciclisti. Solo che occorre affrontare un vero e proprio "muro" di circa 2 km. con pendenza in doppia cifra (fino al 16%).

Dopo avere faticosamente portato in cima all'imprevista erta i 35 kg. circa (tra bici e bagagli) sui quali mi sposto in questa ciclovacanza, ho poi potuto godere di una bella discesa lungo la ciclabile di Mori, che, anch'essa perfettamente asfaltata, nonché dotata di un ottimo "bike-bar" (giunto al momento giusto, essendomi apparso davanti alle ruote a ora di pranzo...), corre in mezzo ai vigneti e si collega alla ciclabile della valle dell'Adige.

Quante volte, percorrendo l'autostrada del Brennero, vi è caduto lo sguardo di lato, su quei ciclisti che procedevano quasi eterei e "sospesi" sul terrapieno, smaccatamente placidi e ostentatamente indifferenti all'ennesima coda di auto in cui voi, invece, eravate intrappolati? Ecco: quella è la famosa ciclabile che segue l'Adige, da Verona fino all'alta Val Venosta, ben oltre Merano.

Una strana e piacevole sensazione è stata percorrerla, anche solo fino a Bolzano (città che merita sempre una visita, foss'anche solo per una rilassante passeggiata sotto i portici del centro), tra vigneti, meleti e coltivazioni di asparagi, osservando a volte le auto in coda a distanza di pochi metri, mentre cercavo (e trovavo) un bike-bar dove rifocillarmi.

E poi: Trento. Non ci ero mai stato. Il castello del Buonconsiglio, il duomo, l'omonima piazza, i vicoli del centro storico su cui si affacciano antichi e austeri palazzi: serve altro per invogliare un cicloturista alla sosta? Forse una rete ciclabile degna di una moderna città europea? C'è!

Ma... dov'ero rimasto? Alla ciclabile dell'Isarco; anzi: ormai ho superato l'Abbazia di Novacella e ho girato verso est, sulla famosa ciclabile della Val Pusteria.

In realtà, non si tratta interamente di una pista ciclabile, in quanto i tratti in sede protetta si alternano a stradine secondarie aperte al traffico locale motorizzato, che - tuttavia - è pressoché inesistente, considerato che tutti i veicoli percorrono la valle utilizzando la statale che la attraversa. Inoltre, il percorso presenta anche numerosi tratti impegnativi, vale a dire brevi strappi anche oltre il 10% di pendenza, tanto che il dislivello in salita, a fine giornata, supererà i 1.000 metri.

Rio in Pusteria, Brunico, Valdaora (con il suo omonimo lago, presso il quale la ciclovia diventa un facile e divertente sterrato che costeggia tutta la sponda sud), Monguelfo, Villabassa, Dobbiaco, San Candido: numerosi sono i centri che si attraversano in bici e che consentono una sosta, eventualmente anche per la notte di fine tappa.

Domenica: complice un'altra splendida giornata di sole in questa ciclovacanza davvero fortunata per quanto riguarda il meteo, oggi mi ritrovo a percorrere la famosa ciclabile delle Dolomiti in compagnia di numerosi ciclisti. Oltre a poter godere di notevoli bellezze naturali (il lago di Dobbiaco, quello di Landro, la vista sulle Tre Cime di Lavaredo...), qui davvero si respira la storia. Lagazuoi, Tofane, Monte Piana, il Cristallo: come in quasi tutte le Dolomiti orientali, non è raro imbattersi, durante un'escursione in altura, in trincee e forti delle linee di fronte della Grande Guerra.

Non a caso, proprio a quel periodo risale la costruzione della ferrovia sulla cui vecchia traccia ci si trova a pedalare, attraversando ponti e gallerie (non illuminate!) e incontrando vecchie stazioni, riqualificate e oggi divenute abitazioni private o attività commerciali, ovvero ancora musei etnografici (come quello di San Vito di Cadore).

Da Dobbiaco a Cortina d'Ampezzo si pedala su un fondo ghiaioso ma compatto, mentre successivamente i tratti sterrati si alternano a più lunghe porzioni di pista ciclabile asfaltata, sempre in sede protetta.

Solitudine, silenzio, pace: solo ieri pedalavo in mezzo a un fiume di ciclisti attraversando le Dolomiti e già mi ritrovo, sulla ciclabile del Piave, circondato solo dai monti le cui cime via via degradano mentre mi avvicino alla pianura.

Il tratto in sede protetta è piuttosto breve, ma la ciclovia (tutta ottimamente segnalata dai cartelli "Monaco-Venezia") è comunque sicura anche sulla sede stradale, costituita sempre da porzioni a bassissima densità di traffico. Dopo Ponte delle Alpi, l'itinerario segue un lungo canale, per poi raggiungere la ciclopedonale del lago di Santa Croce: parentesi di inaspettata bellezza, costituita da un sentiero sterrato che passa dal bosco alla sponda est del lago, lambendo una grande spiaggia che consente anche una sosta "balneare" al ciclista accaldato.

E' come un lunghissimo tunnel dritto, ombreggiato e pianeggiante: sono ormai giunto al settimo giorno di viaggio e ho voluto scoprire la ciclabile Treviso-Ostiglia. Ricavato sul sedime di una vecchia ferrovia militare, il tracciato scorre per decine di chilometri in sede protetta, per lo più al riparo dal sole e su un fondo di ghiaino compatto sul quale si pedala tranquillamente con qualsiasi tipo di pneumatico.

Dopo 40 km. di pedalata in relax, un suggestivo ponte ciclopedonale mi introduce alla deviazione che porta al percorso escursionistico ciclopedonale del Brenta. Qui il fondo diventa decisamente più "mosso", a volte restringendosi in piccoli viottoli su cui può transitare solo una bici alla volta. Mentre pedalo su uno di questi "single-track" sterrati, posso ammirare le acque verdissime di questo fiume che - anch'esso - evoca ricordi bellici e che nel suo corso tortuoso presenta improvvisi tratti con sponde praticabili anche per un tuffo ristoratore.

Bandana-casco-occhiali-mascherina-guanti-scarpe: trova l'intruso. Anzi: l'intrusa. Quest'estate, il promemoria mentale che, quasi come un mantra, accompagna le mie preparazioni alle tappe quotidiane si arricchisce di una nuova, ahimé necessaria, presenza. Chissà che effetto farà, tra qualche anno, rivederci nelle foto del 2020. Rifletto su questo aspetto mentre mi preparo ad affrontare l'ultimo giorno di questo cicloviaggio caratterizzato da lunghi percorsi ciclabili e stradine secondarie che, come il filo di una collana di perle, hanno unito notevoli località di montagna e famose città d'arte.

Anche oggi è così: da Vicenza (la città del Palladio, che mi ha colpito non solo per le sue meravigliose architetture, ma anche per la notevole estensione dell'area pedonale nel centro storico) a Soave (devo rimanere sobrio per pedalare, meglio non trattenersi a lungo...) e da qui a Verona (d'obbligo attraversare il magnifico ponte di pietra e - perché no? - anche gustare un gelato a piazza Bra, dinanzi alla celebre arena).

Pedalo in serenità tra i vigneti, che poi cedono il palcoscenico ai campi coltivati e alle grandi aziende agricole del mantovano, che appaiono davanti alle mie ruote quasi a volermi avvisare che questo viaggio sta per terminare. E' dunque l'ora di pensare al prossimo.