Le perle della Riviera di Ulisse

(bici+treno)

Tra miti e leggende, mare e laghi, ripide salite tra gli ulivi e il respiro del vento che inebria dei profumi provenienti dalla macchia mediterranea: pedaliamo alla scoperta di uno dei più affascinanti itinerari della costa tirrenica.


Punto di partenza prescelto per questo itinerario è la stazione FS di Monte San Biagio – Terracina Mare, raggiungibile con il servizio regionale delle ferrovie con possibilità di bici al seguito e dotata anche di un grande parcheggio per chi, invece, dovesse preferire arrivare allo start con l'auto.

Ci avviamo in direzione sud sulla via Appia che, fortunatamente, percorriamo solo per poche centinaia di metri prima di girare a destra e abbandonare il traffico automobilistico. Una piacevole stradina sterrata ci conduce al primo punto di interesse del nostro itinerario.

Situato all'interno di un parco naturale protetto e caratterizzato da coste frastagliate e irregolari, il lago di Fondi si eleva (si fa per dire…) ad appena poche decine di centimetri (sì: centimetri, non metri!) sul livello del mare, al quale è collegato con due canali (il canale Canneto e il canale Sant'Anastasia).

Ciò fa sì che, durante le maree, le acque del Tirreno spesso risalgano i canali mescolandosi a quelle lacustri, creando un ambiente in parte salmastro che comporta evidenti conseguenze sulla varietà della fauna ittica.

Pedaliamo intorno a una porzione del lago, il quale gioca un po' a nascondino con noi, protetto com'è dalla vegetazione e dagli alti canneti. Per ammirare lo specchio d'acqua, non ci resta che approfittare di una delle tipiche postazioni di birdwatching che troviamo lungo il percorso.

Oltrepassati alcuni suggestivi ponticelli in legno, al km 8,5 dell'itinerario abbandoniamo lo sterrato e ci dirigiamo verso la costa, passando in mezzo ad altri due laghi: il piccolo lago di San Puoto (secondo una leggenda, sul suo fondale si troverebbero i resti di Amyclae, una colonia spartana scomparsa nel II secolo a.C. a seguito di un'invasione di serpenti, che la popolazione non avrebbe osato uccidere nel rispetto della dottrina pitagorica della metempsicosi, secondo cui dopo la morte la nostra anima può trasmigrare indifferentemente anche in un vegetale o un animale) e il più esteso Lago Lungo.

Al km 16,8 del percorso, eccoci sulla lunga pista ciclabile che si snoda parallelamente alla costa tirrenica e che ci conduce in sicurezza nel cuore di una delle più affascinanti località marine del nostro Paese, non a caso scelta dall'imperatore Tiberio come sua residenza estiva.

Frequentatissima località balneare del Lazio, Sperlonga è suddivisa in tre parti ben evidenti e differenti: la spiaggia di ponente (con l'adiacente, vivace lungomare dove è possibile passeggiare tra bar, negozi e ristoranti), quella di levante (in ambiente decisamente più "selvaggio", caratterizzata da un arenile molto esteso); in mezzo, arroccata su uno sperone roccioso che domina il sottostante porticciolo e la suggestiva Torre Truglia, troviamo l'affascinante città vecchia, dove si può girare solo a piedi, piacevolmente "perdendosi" tra gli stretti vicoli acciottolati, le casette imbiancate e i coloratissimi fiori che ornano i piccoli balconi.

Raggiungiamo il punto di accesso alla città vecchia sempre continuando a pedalare sulla pista ciclabile che, in maniera davvero singolare, sale tra la vegetazione in sede protetta presentando addirittura un tornante. Merita un plauso l'amministrazione cittadina che ha trasformato questa strada in un "senso unico" per i mezzi a motore (a scendere), al solo fine di destinare l'altra metà della carreggiata a questa comodissima pista ciclabile!

In cima alla salita, è d'obbligo addentrarsi verso il centro storico, almeno fin quando è possibile farlo in sella alla bici; non farlo significherebbe perdersi il meraviglioso panorama sulla spiaggia di levante, per ammirare il quale è sufficiente affacciarsi a un bianchissimo muretto, dal quale – è bene avvisare i "naviganti" – sarà poi difficile staccarsi!

Non senza rammarico, infatti, abbandoniamo la terrazza di Sperlonga per rivolgere, ora, le nostre ruote verso l'interno della regione. Inizia un lungo tratto, lontano dalla costa, dall'altimetria decisamente "vivace".

Si inizia con una salita assolutamente pedalabile e che offre panorami eccezionali. Sotto di noi, mentre Sperlonga si rimpicciolisce sempre di più, si iniziano a scorgere i profili delle isole ponziane.

Notevole è poi il colpo d'occhio sui resti della Villa di Tiberio, mentre dall'alto naturalmente non ci è dato di apprezzare anche l'adiacente, famosa grotta di Tiberio (in latino spelunca, da cui appunto è derivato il toponimo Sperlonga), fatta adornare dall'imperatore con gruppi scultorei riferiti alle avventure di Ulisse, che Omero aveva immaginato approdare proprio su questa costa nel corso del suo lungo viaggio di ritorno a Itaca.

Dopo due salite con pendenze dolci (3-5%), seguite da altrettante divertenti discese, al km 32,5 del nostro itinerario una stretta curva a gomito a destra ci introduce nell'unico tratto impegnativo della giornata.

Siamo ora sulla Via Francigena del sud e, in questi dieci chilometri da percorrere in assoluta solitudine tra i profumi della macchia mediterranea, affrontiamo in sequenza tre salite brevi ma molto ripide (con pendenze massime, nell'ordine, del 16%, 13% e 15%) che mettono a dura prova le nostre gambe. Fortunatamente, la bellezza dei panorami che via via si aprono davanti alle nostre ruote permette di mitigare la fatica. La lunga discesa verso il mare costituisce, poi, il premio finale per concludere degnamente il tratto intermedio del nostro itinerario, consapevoli del fatto che, da qui in avanti, la pedalata sarà certamente più agevole.

Al termine della lunga discesa, eccoci sul lungomare della spiaggia di Serapo, nuovamente su una pista ciclabile opportunamente in sede protetta. Sullo sfondo, il monte Orlando, per molti semplicemente la "montagna spaccata", così chiamata a causa della presenza di enormi fenditure della roccia (apprezzabili dal mare percorrendo in barca il giro del promontorio) che una leggenda vuole essersi formate quando la terra avrebbe tremato nel momento della morte di Gesù sulla croce.

La ciclabile termina proprio al cospetto della montagna. Giriamo intorno alle sue pendici grazie a una salitella a sinistra che termina sul lungomare di Gaeta. Non ci sono spiagge qui, ma diversi cantieri navali, una base militare per la manutenzione delle imbarcazioni della NATO e un porticciolo turistico dominato dalla città vecchia.

Un'ulteriore pista ciclabile, questa volta splendidamente affacciata sul golfo, ci permette di giungere in sicurezza nel centro medievale di questa cittadina, il cui toponimo nuovamente rimanda a ispirazioni epiche (nell'Eneide, Virgilio immagina che qui Caieta, la nutrice di Enea, venne sepolta dall'eroe troiano durante il suo viaggio lungo la costa laziale). Il borgo è sovrastato dall'imponente castello angioino, edificato nell'anno 1223 su iniziativa di Federico II di Svevia e che fino al 1990 è stato adibito a carcere militare.

Gaeta è conosciuta anche come la "città delle cento chiese", seppure ne siano state censite poco più di cinquanta (comprese quelle sconsacrate e molti piccoli resti ormai incastonati nei muri delle case); un numero comunque considerevole per una località così piccola!

Decidiamo di addentraci nel centro storico affrontando una breve salita che ci conduce al cospetto di quello che è certamente il più affascinante di tutti questi edifici religiosi: con il suo inconfondibile stile gotico, il Tempio di San Francesco appare eretto quasi a proteggere dall'alto la città e il suo golfo esteso a perdita d'occhio.

Ed è proprio l'affaccio sul golfo di Gaeta che caratterizza gli ultimi momenti della nostra escursione. Ridiscesi dalla collina, percorriamo infatti circa 7 chilometri di lungomare (decisamente trafficato…) per raggiungere la stazione FS di Formia-Gaeta, dove non ci resta che attendere il treno che ci riporterà al punto di partenza.


QUANTO, COME, QUANDO

QUANTO

km totali: 56,6, di cui:

asfalto: 44,2 km

sterrato: 6,1 km

piste ciclabili: 6,3 km

dislivello positivo: 810 mt

altitudine minima: -3 mt s.l.m.

altitudine massima: 339 mt s.l.m.

COME

In considerazione del tratto sterrato iniziale, è consigliabile affrontare il percorso con una bici gravel/mtb o, comunque, con una bici da strada che sia munita di copertoni generosi.

QUANDO

L’itinerario è fattibile tutto l’anno, anche se si sconsiglia la percorrenza in piena estate, sia per il notevole afflusso turistico nelle cittadine di Sperlonga e Gaeta, sia per le temperature elevate che renderebbero ancora più difficoltosa la parte centrale del percorso; qui, infatti, si concentra praticamente tutto il dislivello dell’itinerario, con diverse salite ripide quasi interamente prive di ombra.


Note:

La descrizione del percorso e la traccia (che si può scaricare al link sotto all’altimetria), naturalmente, non tengono conto di eventuali interruzioni/impraticabilità che dovessero verificarsi per cause occasionali o di nuove chiusure di fondi attraversati.

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