Gravel / MTB

Il Parco del Gran Sasso

Un percorso impegnativo, per il fondo sconnesso di lunghi tratti in fuoristrada che si affrontano, ma di enorme interesse paesaggistico, storico, culturale e "cinematografico", pedalando nel cuore del Parco del Gran Sasso e attraversando la piana di Campo Imperatore, sotto lo sguardo vigile dei bastioni del magnifico castello di Rocca Calascio. Viene proposta anche una variante ridotta per i meno allenati.

N.b.: fotografie scattate in uscite svolte in stagioni differenti.


Punto di partenza prescelto per questo itinerario è un comodo parcheggio nel paese di Barisciano (AQ), dove lasciamo l'auto e, inforcate le bici, iniziamo a pedalare su asfalto, affrontando immediatamente la salita a tornanti che ci porterà verso il Parco del Gran Sasso.

Dopo appena 3,1 chilometri, lasciamo la provinciale per imboccare, a un evidente bivio sulla nostra sinistra, una stretta strada che ben presto diviene un'agevole sterrata, presentandosi, così, come leggero antipasto di quello che, più avanti, sarà poi il piatto forte di giornata.

Procediamo in leggera salita tra la rada vegetazione e qualche piccolo appezzamento coltivato e, superato un ripido strappo in doppia cifra (con elevata possibilità di "piede a terra" in considerazione del fondo caratterizzato da grandi pietre smosse), ci godiamo una piacevole e facile discesa che, al km 16,2 dell'itinerario, ci porta nei pressi della suggestiva chiesetta della Madonna del Lago, accanto alle sponde di un piccolo specchio d'acqua circolare.

Ci troviamo ai piedi di una perla giustamente inserita nel prestigioso club dei "borghi più belli d'Italia".

Santo Stefano di Sessanio - questo è il suo toponimo – merita senz'altro una breve digressione dalla traccia, per visitare (con bici a mano) il suo affascinante centro storico di origine medievale.

Ritornati sul percorso, è il momento di affrontare un lungo tratto di salita asfaltata che, con tornanti panoramici (verso sud, la vista può spaziare sui massicci del Velino e del Sirente, che si stagliano verso l'orizzonte, al di là della "torre medicea" che svetta sui tetti del paese che abbiamo appena lasciato), ci introduce nel cuore del Parco, con le vette del Corno Grande e del Corno Piccolo del Gran Sasso che ci danno il loro silenzioso benvenuto.

Dopo circa 6 km comodamente pedalati su asfalto, seppur in continua salita, ecco che, al chilometro 22,3 del tracciato, iniziamo ad affrontare il più lungo tratto in fuoristrada della giornata.

L'inizio di questo segmento è decisamente scorrevole, con la mente che può rilassarsi mentre lo sguardo si rivolge a 360 gradi, permettendoci di godere del silenzio e del semplice "nulla" che ci circonda, mentre attraversiamo uno dei territori meno antropizzati d'Italia, dove solo la presenza di qualche abbeveratoio ci segnala che almeno gli animali, qui, ogni tanto transitano…

Il relax, tuttavia, non dura molto: una salita a tornanti caratterizzata dal letale mix di "pendenza ripida + fondo di pietrisco" ci obbliga a mettere più volte il piede a terra per spingere la bici.

Ci attende, comunque, un "valico" che ci ripaga di tutta la fatica: la Sella di San Cristoforo, a quota 1.656 metri s.l.m., è come un sipario che, perennemente aperto, ci attende al termine della salita (per l'esattezza, dopo poche decine di metri della successiva discesa), per consentirci di ammirare, in tutta la sua maestosità, il massiccio del Gran Sasso e la catena montuosa che si erge a delimitazione settentrionale della sconfinata piana di Campo Imperatore, verso la quale ora ci dirigiamo.


N.B.: in prossimità del valico, al km 28, è possibile girare a destra per accorciare l'itinerario e percorrere, così, la "variante ridotta" (per i relativi dettagli, si veda più avanti, al termine della descrizione del tracciato completo).


La discesa dal valico, verso nord, ci porta nel cuore dell'altopiano, che raggiungiamo trovandoci, a un certo punto, a "navigare a vista" lungo il crinale, cercando la migliore linea di pendenza sui prati (la traccia ne suggerisce una, ma non è detto che sia l'unica, né la migliore…), per raggiungere così il famosissimo Canyon della Valianara, detto dello Scoppaturo, location di numerose scene dei film "Lo chiamavano Trinità" e "Continuavano a chiamarlo Trinità".

La prima parte del canyon è certamente la più suggestiva, così come si presenta, stretta tra le alte rocce ricoperte dalla vegetazione, ma potrebbe anche rivelarsi impraticabile in caso di precedenti, forti precipitazioni, con conseguente allagamento del canyon stesso (…e superficie ghiacciata nei mesi più freddi…). In tale evenienza, sarà sufficiente percorrere poche centinaia di metri sulla strada asfaltata che attraversa la piana, per tornare sul tracciato del percorso un po' più avanti.

Lasciata la più angusta porzione del canyon, la strada sterrata via via si allarga e il fondo si presenta sempre più sabbioso. La pedalata diventa maggiormente impegnativa ma risulta anche divertente affrontare questa "variazione sul tema".

Le elevate cime dei monti Prena e Camicia, sulla sinistra, appaiono quasi "accompagnarci all'uscita", sorvegliandoci mentre riguadagniamo l'asfalto, al km 35,7 del tracciato, per affrontare l'agevole salita che, permettendoci di apprezzare dall'alto tutta l'ampiezza della piana, ci conduce al valico di Capo la Serra.

La successiva "picchiata" ci porta all'interno di Castel del Monte, silenzioso e suggestivo borgo, noto come "la capitale dei pastori", arroccato sulle pendici meridionali del monte Bolza. Una sosta è d'obbligo, non solo per godere dell'amena tranquillità del luogo, ma anche per riempire le borracce perché… non è certo finita qui…!

Usciti dal paese, evitiamo la strada principale e prendiamo una stretta parallela sulla destra, che immediatamente si trasforma in un divertentissimo tracciato sterrato di circa 7 chilometri, per la maggior parte in leggera discesa.

Le nostre ruote ritrovano l'asfalto al km 53,6 dell'itinerario. E' ora il momento di affrontare la salita che, con pendenze assolutamente moderate, ci porta proprio nel cuore del borgo di Rocca Calascio, che attraversiamo portando la bici a mano e superando diversi gradoni in pietra.

In cima all'abitato, due brevi tratti in fuoristrada (il secondo dei quali un po' "esposto", che può quindi intimorire chi soffre di vertigini…) ci conducono dapprima sul piazzale antistante la suggestiva Chiesa di Santa Maria della Pietà, e successivamente ai piedi dell'attrazione certamente più affascinante di tutta la giornata: il castello di Rocca Calascio.

Annoverato dal National Geographic tra le 15 strutture fortificate più belle al mondo, nel medioevo il castello assumeva una notevole importanza strategica e militare, facendo parte di un imponente sistema di avvistamento che si estendeva dagli Appennini fino al mare Adriatico.

Oggi è anche noto come il "castello di Lady Hawke", essendo stato scelto come location per il noto film degli anni '80, e costituisce uno dei simboli turistici non solo dell'Abruzzo, ma di tutto il nostro Bel Paese.

Dopo una breve visita al sito, riprendiamo le bici che abbiamo necessariamente lasciato tra le rocce, ai piedi della struttura, e ritorniamo al piazzale antistante la chiesa per affrontare, di nuovo tra i sassi, una ripida discesa che, dopo circa un chilometro, ci porta su un agevole sentiero pianeggiante.

La strada bianca scorre veloce sotto le nostre ruote, a mezza costa sulla montagna, mentre sulla nostra sinistra possiamo scorgere un colorato mosaico di appezzamenti coltivati.

Al km 62,4 dell'itinerario, siamo di nuovo sull'asfalto, in prossimità di uno dei tornanti già percorsi in salita precedentemente, nella prima parte dell'escursione. Questa volta affrontiamo la strada in discesa, per raggiungere nuovamente il borgo di Santo Stefano di Sessanio, dove possiamo effettuare un'ultima sosta e dedicarci a una visita più approfondita del centro storico.

La fatica, infatti, è ormai terminata: solo una breve salita e una lunga, piacevole discesa defaticante ci separano dal parcheggio di Barisciano.


La variante ridotta: al km 28 del tracciato, in prossimità della Sella di San Cristoforo, dopo avere percorso poche decine di metri per affacciarci sulla piana dominata dal massiccio del Gran Sasso, ritorniamo sui nostri passi e prendiamo un sentiero che si annuncia immediatamente impegnativo, con un tornante in discesa su pietre smosse.

La strada sterrata prosegue nel cuore del Parco del Gran Sasso, sempre in discesa salvo un paio di ripidi tratti in contropendenza, fino a ricongiungersi, dopo circa 4 chilometri, alla traccia del percorso completo, alle porte di Castel del Monte.


QUANTO, COME, QUANDO

QUANTO

Percorso completo:

km totali: 73,6, di cui:

asfalto: 35,5 km

sterrato / strade bianche: 38,1 km

 

dislivello positivo: 1.600 mt

altitudine minima: 927 mt s.l.m.

altitudine massima: 1.656 mt s.l.m.

Variante ridotta:

km totali: 62,6, di cui:

asfalto: 27,1 km

sterrato / strade bianche: 35,5 km

 

dislivello positivo: 1.460 mt

altitudine minima: 927 mt s.l.m.

altitudine massima: 1.656 mt s.l.m.

COME

Il percorso è impegnativo (sconsigliabile ai neofiti del fuoristrada) e può essere affrontato solo con una MTB o una bici gravel. Soprattutto nel secondo caso, ci vuole un po’ di esperienza e di “manico” per superare alcuni tratti più ostici e per governare al meglio la bici sui tratti di discesa ripidi e sassosi.

QUANDO

A causa delle precipitazioni nevose nella zona interessata dal percorso, l’itinerario non risulta fattibile dal tardo autunno fino alla prima parte della primavera. In piena estate, si sconsiglia di percorrerlo in considerazione delle temperature elevate e della carenza quasi assoluta di zone d’ombra. I periodi più adatti, quindi, risultano essere quelli della tarda primavera e di fine estate / inizio autunno.


Note:

Le descrizioni dei due percorsi (completo e ridotto) e le tracce (che si possono scaricare ai link sotto alle rispettive altimetrie), naturalmente, non tengono conto di eventuali interruzioni/impraticabilità che dovessero verificarsi per cause occasionali o di nuove chiusure di fondi attraversati.

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