Gravel / MTB / Ciclabili

Il grande itinerario di Roma sud

Da Monte Mario alla tenuta di Castel di Guido, dalle terre della bonifica di Maccarese al molo di Fiumicino, per rientrare poi nella città eterna in tutta sicurezza, pedalando su una lunga, articolata e affascinante ciclovia. Un bellissimo itinerario che merita una giornata per essere goduto con tutta calma.


Punto di partenza prescelto per questo itinerario è la stazione FS di Roma Monte Mario, che può essere facilmente raggiunta in treno, da ogni posizione della città, con la bici al seguito (linea FR3 delle ferrovie regionali) e che, inoltre, è dotata di un grande parcheggio auto per chi magari preferisce portare la bici allo start in completa autonomia.

Naturalmente, qualsiasi altro punto del tracciato può essere preferito per partenza/arrivo del giro, anche direttamente in bici da casa, considerato che il percorso è "ad anello" e passa proprio dentro Roma.

Partiti, dunque, dalla stazione Monte Mario, pedaliamo in sicurezza per qualche centinaia di metri sulla nuovissima ciclabile di via Eugenio Di Mattei, per poi ritrovarci su via Trionfale e affrontare uno dei pochissimi tratti asfaltati trafficati dell'itinerario.

Il fastidio di dover percorrere questo primo segmento in mezzo alle auto non deve scoraggiare. Dopo circa 10 chilometri, infatti, siamo già in campagna e il resto della giornata trascorrerà facendoci dimenticare presto come la stessa è iniziata.

Percorriamo in leggera discesa via del Casale di San Nicola, dal fondo a tratti sterrato ma compatto, sotto una magnifica pineta.

La suggestione del percorso aumenta più avanti, quando ci troviamo a "saltellare" un po' su un tratto impegnativo in pavè (qui le MTB ammortizzate avranno gioco più facile rispetto alle bici gravel…) che fa supporre di trovarci su di un… pezzo di storia.

Al km 20 del percorso, prendiamo via della Storta ed eccoci nuovamente nel traffico. Ma dura pochissimo: dopo avere girato a destra su via di Boccea, superato un ripido ma breve strappo in salita, lasciamo presto l'asfalto all'altezza di un'azienda agricola e ci ritroviamo a pedalare piacevolmente e in sicurezza in aperta campagna.

Un cartello curiosamente raffigurante un mammuth (!) ci informa che transitiamo accanto a uno dei più ricchi depositi paleontologici esistenti (la "Polledrara di Cecanibbio"), contenente circa 20.000 resti fossili appartenenti a grandi mammiferi preistorici, nonché resti di strumenti che testimoniano la presenza umana oltre 300.000 anni fa…

Pedaliamo dapprima lungo una larga strada bianca e, successivamente, su tracce sterrate che attraversano o lambiscono ampi appezzamenti di terreno coltivato. Il panorama è incredibilmente ampio e la vista può spaziare fino all'orizzonte per 360 gradi.

Al km 30 dell'itinerario, facciamo il nostro ingresso nella tenuta di Castel di Guido.

Detta anche Macchiagrande di Ponte Galeria, questa vastissima area appartiene al demanio agricolo del comune di Roma e viene utilizzata per l'allevamento dei bovini, oltre che per la produzione di cereali, olio e vino e, naturalmente, di prodotti caseari.

Dall'anno 1999, la tenuta ospita anche l'Oasi LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), dotata di un centro visite e di due "sentieri natura".

Nominare "Castel di Guido" a un biker di Roma significa quasi parlargli di casa: un'incredibile rete di sentieri, alcuni dei quali "single track" stretti e impegnativi, si dipanano infatti in tutte le direzioni e, soprattutto la domenica e nei giorni festivi, sono presi d'assalto dagli appassionati delle ruote grasse.

Cercando di evitare un incontro con i numerosi cinghiali che popolano l'area (i biker più esperti sanno che occorre sempre "farsi sentire" bene prima di ogni curva cieca…), attraversiamo la tenuta senza perderci nel labirinto naturale della sua vasta area boschiva.

Per raggiungere il litorale, scegliamo di percorrere il "sentiero del Nibbio": dopo l'attraversamento (facile) di un paio di cancelli per gli animali (si raccomanda sempre di richiuderli dopo il passaggio!) e il transito sulle sponde di un laghetto, ci troviamo presto a Maccarese Scalo.

Il successivo attraversamento delle terre della bonifica di Maccarese è singolare e suggestivo: percorriamo il viale dei Collettori, un'ampia, lunga e drittissima strada bianca che quasi pare sospesa nel tempo e nello spazio, così come si trova, a pochissima distanza dalle trafficate strade asfaltate che portano i romani alle località balneari del litorale, ma in realtà davvero isolata dalle stesse.

Siamo, ormai, in vista dell'aeroporto internazionale "Leonardo da Vinci". Pedaliamo proprio accanto a una delle piste, in piena sicurezza sulla ciclabile di via Coccia di Morto, che, senza soluzione di continuità con il resto della ciclabile cittadina (Fiumicino si presenta davvero come località "bike friendly"), ci conduce direttamente al cospetto del Faro della Torre Clementina.

Una sosta qui, al molo, è quasi d'obbligo, per gustare il "fish and chips de' noantri", vale a dire un invitante cartoccio di pesce fritto, accompagnato da patatine e (perché no?) da una dissetante birra.

E' ora di rientrare a Roma e lo facciamo davvero nel modo migliore, risalendo il Tevere pedalando sempre in sicurezza, sulla ciclovia denominata "Regina Ciclarum", in sede protetta al riparo dal traffico motorizzato.

Un primo tratto cementato ci conduce all'Episcopio di Porto: imponente borgo mediovale le cui mura merlate possiamo sfiorare pedalando sull'adiacente passerella in legno inglobata nel percorso ciclabile.

La denominazione del sito deriva dalla città di Portus, l'antico porto di Roma, i cui resti sono visitabili nella relativa area archeologica; il porto di Traiano oggi è divenuto un lago, ma ha conservato l'originale forma esagonale voluta dall'imperatore quasi duemila anni fa.

Al chilometro 67 dell'itinerario, inizia un lungo tratto di sterrato che ci permette di pedalare sull'argine del Tevere, eccettuata una breve, obbligatoria, digressione in zona Ponte Galeria.

Il panorama spazia intorno alle nostre ruote, fino ai Castelli Romani e alle pendici dei monti che circondano la capitale, mentre ci avviciniamo sempre di più all'area urbana, magari rallentando per continuare a godere ancora il più possibile del silenzio e della solitudine che ci avvolge su questa lunga striscia di terreno che si snoda tra l'erba alta.

Al km. 82 del percorso, l'attraversamento del ponte di Mezzocammino segna l'abbandono definitivo dei tratti sterrati dell'itinerario. Ci intristisce un po' lo scorcio sulle scuderie abbandonate dell'ex ippodromo di Tor di Valle e, più avanti, ancor di più piange il cuore nel vedere un ponte romano del II secolo a.C. sovrastato e quasi "soffocato" dal viadotto in cemento armato della Via del Mare, come a voler simboleggiare la prepotenza e la tracotanza del progresso contemporaneo a danno di reperti che, invece, in altri Paesi potrebbero anche costituire un museo a sé, con tanto di ticket per la visita.

Fortunatamente, numerose altre icone del nostro gratuito museo a cielo aperto si prendono poi la rivincita e appaiono in rapida successione, come un filo di perle, davanti ai nostri occhi, mentre affrontiamo il tratto urbano della ciclabile del Tevere: dall'antico Ponte Emilio (meglio conosciuto come "ponte rotto") a quelli più moderni e scenografici che sovrastano il fiume, dall'Isola Tiberina a Castel Sant'Angelo, transitando sotto via della Conciliazione e la basilica di San Pietro, pedaliamo consapevoli del privilegio che abbiamo nel poterlo fare in un luogo davvero unico al mondo.

Superato Castel Sant'Angelo, approfittiamo di una scalinata dotata di un pratico scivolo per condurre "in superficie" le nostre due ruote e, attraversata piazza Cavour, prendiamo la pista ciclabile di Prati, che ci conduce a piazzale degli Eroi. Da qui, raggiungiamo velocemente l'attacco della ciclabile di Monte Ciocci.

Si tratta di una breve, ripida e "curiosa" pista ciclabile: in poche decine di metri si supera uno sbalzo notevole, che ci proietta su un piazzale dal quale si può godere di un ampio panorama sui tetti della città, tra i quali svetta, maestoso e inconfondibile, il cupolone di San Pietro.

Il nostro itinerario si conclude sempre nella sicurezza di un percorso protetto: la ciclabile Balduina, tra coloratissimi murales ed attrezzate aree giochi per bambini, ci riporta dolcemente al punto di partenza.


QUANTO, COME, QUANDO

QUANTO

km totali: 110, di cui:

asfalto: 37 km

sterrato / strade bianche: 36 km

piste ciclabili: 37 km

 

dislivello positivo: 620 mt

altitudine minima: 0 mt s.l.m.

altitudine massima: 161 mt s.l.m.

COME

Il percorso può essere affrontato solo con una MTB o una bici gravel; sono escluse le bici di corsa, in quando inadatte al tratto tra via di Boccea e Maccarese Scalo.

QUANDO

L’itinerario è fattibile tutto l’anno, anche se, nei periodi piovosi, lunghi tratti saranno decisamente più difficili da percorrere per via del fango. Probabilmente, il periodo più adatto è l'inizio della primavera, quando la vegetazione nella tenuta di Castel di Guido non avrà ancora raggiunto altezza e densità che potrebbero rendere più difficoltoso il passaggio nei sentieri più stretti.


Note:

La descrizione del percorso e la traccia (che si può scaricare al link sotto alla planimetria), naturalmente, non tengono conto di eventuali interruzioni/impraticabilità che dovessero verificarsi per cause occasionali o di nuove chiusure di fondi attraversati.

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