Gravel / MTB / Ciclabili
Il grande itinerario di Roma nord
Un percorso lungo e articolato, con numerosi tratti in fuoristrada, alla scoperta della Riserva dell’Insugherata, del Parco di Veio, della valle del Sorbo e di quella del Treja, percorrendo lunghi tratti della Via Francigena e, nel finale, le piste ciclabili di Roma nord. Tra le curiosità, la scoperta di alcuni luoghi utilizzati come set cinematografici in famose produzioni.
Punto di partenza prescelto per questo itinerario è la stazione FS di Roma Monte Mario, che può essere facilmente raggiunta in treno, da ogni posizione della città, con la bici al seguito (linea FR3 delle ferrovie regionali) e che, inoltre, è dotata di un grande parcheggio auto per chi magari preferisce portare la bici allo start in completa autonomia.
Naturalmente, qualsiasi altro punto del percorso può essere preferito per partenza/arrivo del giro, anche direttamente in bici da casa, come ad esempio lo slargo di Ponte Milvio o altri luoghi più centrali attraversati dalla traccia.
Partiti dunque dalla stazione Monte Mario, attraversata la via Trionfale, è sufficiente poco più di un chilometro per abbandonare l'asfalto e calarsi in una realtà già completamente differente dal caos e dal traffico urbano di Roma nord: la Riserva Naturale dell'Insugherata.
Attraversiamo quest'area naturale protetta per circa 4 km, pedalando sul percorso della Via Francigena (che incontreremo più volte nel nostro itinerario), dapprima su un largo sentiero e successivamente affrontando un ombreggiato single-track, per poi ritrovarci su via Cassia e proseguire per via della Giustiniana.
Oltrepassato il ponte sotto la Cassia-bis, giriamo a sinistra per via Prato della Corte e ci addentriamo nel Parco di Veio. Istituito alla fine degli anni '90 ed esteso circa 15 mila ettari, il Parco si sviluppa a nord dei resti dell'antica città etrusca di Veio (conquistata dai romani nel IV secolo a.C.), in un ampio territorio tra le vie consolari Cassia e Flaminia, ed è frequentatissimo terreno di allenamento dei bikers romani.
Oltrepassata una pietra miliare che ci ricorda che la via Francigena parte dalla lontanissima Canterbury, nel sud dell'Inghilterra, ci dirigiamo verso via di S. Cornelia, che attraversiamo in direzione di m.te Aguzzo: breve ma ripida salita dal fondo impegnativo (fangoso nei periodi di pioggia e profondamente segnato dalle tracce dei mezzi agricoli nelle giornate più asciutte).
Di nuovo su asfalto e, oltrepassato il centro sportivo di Formello, all'altezza della stazione dei CC (chilometro 27,7 della traccia) ci è sufficiente una brevissima deviazione a sinistra per una piacevole sosta presso il bike-bar più rinomato della zona (Centofanti): reputazione meritatissima dovuta non solo alla speciale accoglienza riservata ai ciclisti, ma anche ai suoi prodotti di pasticceria (la speciale crostatina alle visciole è ben nota a molti bikers…) che risultano ideali come scorta energetica per affrontare il resto del percorso.
Ritornati sul tracciato, potremmo ora scendere nella valle del Sorbo, ma ce la riserviamo per il ritorno e, così, tiriamo dritti per un tratto di strada asfaltata fino a raggiungere Campagnano. Oltrepassato l'arco di Porta Romana, ci addentriamo nel centro storico del paese fino a ritrovarci, al chilometro 38, affacciati dallo splendido "balcone" di via di Santa Lucia.
Una ripida discesa ci introduce a nuovo tratto in fuoristrada: sono state sufficienti solo poche centinaia di metri per ritrovarci in un ambiente talmente tranquillo e isolato che appare, in realtà, assai più lontano dal traffico cittadino che ci siamo lasciati alle spalle.
Riposizionate le ruote sull'asfalto, ci dirigiamo verso un autentico "gioiello" della zona: posizionato su uno sperone tufaceo con meraviglioso affaccio sulla vallata, il borgo di Calcata vecchia è ben noto per essere stato scelto non solo come "buen retiro" (e fonte di ispirazione) da artisti provenienti da tutto il mondo, ma anche come set cinematografico per alcune produzioni (chi non ricorda la famosa scena della finta distruzione del paese nel film "Amici miei"?).
Dopo una sosta in paese, magari senza minacciare di abbattere alcuna abitazione ma semplicemente addentrandoci tra i vicoli alla scoperta dei migliori scorci sulla valle sottostante, riprendiamo i nostri passi per raggiungere, al chilometro 58, le cascate di Monte Gelato.
Qui ormai la balneazione è vietata e, quindi, non possiamo imitare Terenche Hill che, nelle vesti di Trinità, attraversa lo specchio d'acqua in sella al suo cavallo, per poi utilizzare quest'ultimo a mo' di trampolino per un tuffo rigenerante.
Riportiamo sulla strada, quindi, le ruote del nostro "destriero" e ci riavviamo in direzione di Campagnano, percorrendo a ritroso un tratto della strada sterrata affrontata in precedenza, fino al chilometro 64, dove prendiamo a sinistra una ripida cementata che ci conduce in una zona residenziale limitrofa alla via Campagnanese.
Pochi chilometri e una ripida discesa ci permette di giungere nella Valle del Sorbo: sito di interesse comunitario attraversato dalla via Francigena e popolato da bestiame allevato allo stato brado, che possiamo incontrare mentre percorriamo una piacevole deviazione della traccia, lungo il fiume Cremera, fino ad affacciarci alla cascata della Mola di Formello.
Salutati gli animali al pascolo, che probabilmente nemmeno ci avranno notato, abituati come sono a questi umani che, a piedi o in bicicletta, soprattutto nei giorni festivi condividono con loro l'utilizzo di questo incantevole spazio aperto, raggiungiamo il centro di Formello per affrontare un altro segmento della via Francigena.
Superato un divertente single-track che, con un paio di passaggi più tecnici e il superamento di due cancelli per gli animali (si raccomanda di richiuderli sempre dopo il passaggio!), ci conduce a un tratto più agevole verso le pendici del monte Aguzzo, ritorniamo su via di S. Cornelia e ci dirigiamo verso la rotonda all'incrocio con la via Formellese.
Oltrepassata la rotonda, la strada diviene nuovamente sterrata e, passati sotto un ponte della Cassia bis, pedaliamo in un aperto single-track delimitato da una staccionata, costeggiando un centro di addestramento per cani e un'azienda agricola.
Al chilometro 87,6 attraversiamo nuovamente la via Formellese, per immetterci in una differente porzione del Parco di Veio. Presto usciamo di nuovo allo scoperto: l'orizzonte si allarga e lo sguardo può spaziare a 360 gradi mentre pedaliamo rilassati su un agevole tratto in fuoristrada.
Una breve deviazione ci conduce a un articolato e impegnativo sentiero che, costeggiando una staccionata, permette di giungere a uno dei punti più suggestivi del Parco: il Ponte Sodo.
Ritorniamo indietro per un paio di chilometri e ci dirigiamo verso la cascata della Mola di Veio, che raggiungiamo percorrendo una ripida e impegnativa discesa, nella quale occorre prestare molta attenzione per destreggiarsi tra le radici che affiorano dal terreno.
La cascata si forma grazie a un salto creato artificialmente per il funzionamento dell'antico mulino adiacente, all'esterno del quale troviamo ancora due macine in pietra appoggiate sul selciato.
Anche questo luogo ci riporta alla memoria una scena già vista al cinema… anzi: in TV.
Proprio qui, infatti, il gatto e la volpe convincevano Pinocchio a privarsi di cinque monete d'oro, millantando la conoscenza del "campo dei miracoli", nel famoso sceneggiato di Comencini che i meno giovani certamente rammentano.
Ridiscesi dal borgo, giriamo a sinistra e prendiamo una lunga strada sterrata che riporta nel cuore verde del Parco di Veio. Oltrepassiamo un ponte di legno che da qualche anno agevola l'attraversamento del torrente Cremera senza obbligarci al guado e, dopo una ripida salita dal fondo un po' sconnesso, ci ritroviamo su via Prato della Corte, che percorriamo questa volta nel senso inverso fino a tornare su via della Giustiniana.
Siamo ormai di nuovo alle porte di Roma. L'ingresso nella città eterna non può che avvenire percorrendo la pista ciclabile che, partendo da Castel Giubileo, in un crescendo di sensazioni visive e uditive, ci porta dolcemente dal silenzio delle sponde erbose e spopolate delle anse del Tevere fino al caos cittadino introdotto dalla discesa sulla scalinata di Ponte Milvio.
Tagliamo come il burro l'insopportabile traffico motorizzato, pedalando al sicuro lungo la ciclabile Prati e, infine, risalendo lungo le rampe della ciclabile di Monte Ciocci (purtroppo, quest'ultima non è direttamente collegata e ci costringe a poche centinaia di metri in mezzo alle auto lungo via Cipro e via Anastasio II). In cima alla salita, una breve sosta è d'obbligo, non tanto per la fatica accumulata quanto per ammirare l'ampio panorama che si apre davanti a noi, con il cupolone di S. Pietro a vegliare sui tetti di Roma e la vetta del Terminillo che si staglia imponente sulla linea dell'orizzonte.
QUANTO, COME, QUANDO
QUANTO
km totali: 130, di cui:
asfalto: 61 km
sterrato / strade bianche: 47 km
piste ciclabili: 22 km
dislivello positivo: 1.740 mt
altitudine minima: 17 mt s.l.m.
altitudine massima: 381 mt s.l.m.
COME
Il percorso può essere affrontato solo con una MTB o una bici gravel. Soprattutto nel secondo caso, ci vuole un po’ di esperienza e di “manico” per superare alcuni tratti più tecnici.
Come si può evincere dalla planimetria che segue, l’itinerario può essere soggetto a variazioni e tagli a piacimento. Così come può essere percorso in più giorni, considerati anche la sua lunghezza e il dislivello decisamente impegnativi.
QUANDO
L’itinerario è fattibile tutto l’anno, anche se, nei periodi piovosi, lunghi tratti saranno decisamente più difficili da percorrere per via del fango. Probabilmente, il mese più adatto a un giro del genere è maggio: meno fango rispetto all’inverno, meno polvere rispetto all’estate e i colori più belli, con le distese di papaveri nel Parco di Veio e nei dintorni delle cascate di Monte Gelato