Finlandia lake & bike

Un’improvvisata fuga dalla città. Tre giorni di evasione a pedali fuori stagione, per andare a scoprire i colori autunnali del lago Saimaa in Finlandia. Tra piste ciclabili, ponti e isolette che farebbero la felicità di qualsiasi amante delle due ruote.


Dai fiordi norvegesi e scozzesi alle cascate in Islanda, dalle ciclabili che seguono il corso di grandi fiumi europei (il Reno, la Drava, l’Inn…) all’oceano che scuote le scogliere irlandesi, dalle spiagge infinite del Galles, della Danimarca e della Cornovaglia alla costa di granito del sud della Svezia… A ripensarci, in numerose mete europee da me scelte in anni di viaggi in bici, l’acqua è apparsa quasi una costante, in tutte le sue manifestazioni.

L’acqua. Il nostro elemento vitale per eccellenza. Non è un caso che Talete di Mileto, ritenuto il primo presocratico e padre della filosofia greca, riteneva che si trattasse dell’archè, il principio da cui ogni altra cosa ha origine.

Più del 50% del nostro corpo è costituito d’acqua, che del resto è anche l’unico nutriente imprescindibile per la nostra sopravvivenza, ben più che qualsiasi tipo di cibo.

Forse è per questo che, pur non praticando il turismo nautico, l’acqua mi ha sempre attirato e ho cercato, nei miei viaggi in bici, di farmela in qualche modo compagna.

O magari anche perché il blu è il colore rilassante per eccellenza, quello che più di ogni altro contribuisce ad abbassare la nostra pressione sanguigna oltre che rallentare i battiti cardiaci. Cosa c’è di meglio, in effetti, per un viaggio in bici, di un ambiente che contribuisca ad aumentare la sensazione di relax già fornita dal movimento lento e cadenzato delle nostre gambe che accarezzano i pedali?

Le riflessioni scaturiscono naturali e spontanee, proprio ora che, di prima mattina, in perfetta solitudine e lontano dal periodo di alta stagione, l’unico rumore che mi circonda è quello delle leggere onde che increspano la superficie del lago Saimaa, mentre mi affaccio dal pontile che si protende su una delle numerosissime baie che caratterizzano il territorio.

Ancora una volta, quindi, l’acqua si è dimostrata un polo d’attrazione e, quando si è trattato di scegliere dove trascorrere qualche giorno di “evasione a pedali”, la scelta non poteva che ricadere sulla Finlandia. Mi mancava, del resto, in questa mia singolare e quasi involontaria e spontanea “collezione”!

La “terra dei mille laghi”. Così viene definita la Finlandia. Ma si tratta di una descrizione puramente simbolica e decisamente riduttiva, considerato che i laghi, qui, sono in realtà quasi 188.000 (!), per lo più concentrati nella zona a nord est della capitale, in quella che è appunto chiamata la “regione dei laghi”.

Sono partito da Helsinki due giorni fa, per raggiungere in treno le sponde del lago Saimaa, e iniziare un breve tour di tre tappe alla scoperta di una delle zone più singolari e affascinanti del nord Europa.

La capitale della Finlandia mi ha accolto con i suoi lunghi viali alberati, le grandi piazze (su tutte, menzione speciale per quella su cui si affaccia la scenografica cattedrale) e le silenziose strade che ospitano i colorati palazzi frutto dello Jugendstil, l’art nouveau che già avevo potuto ammirare in altre grandi città del centro e del nord Europa.

Una città nella quale girare in bicicletta è facile, sicuro e piacevole, considerato che le piste ciclabili, sviluppate in maniera davvero capillare, sono opportunamente separate dalle porzioni di marciapiedi riservate ai pedoni.

Da Helsinki, quindi, il treno mi ha portato anzitutto a Lahti, città simbolo per gli appassionati di sport invernali, dove ho potuto ammirare gli impressionanti trampolini per il salto con gli sci, oltre a scoprire un minuscolo lago circondato dalla foresta, come un gioiello prezioso incastonato sulle rive erbose.

Dopo questa prima, veloce tappa, sempre sfruttando le organizzatissime ferrovie finlandesi sono giunto a Lappeenranta, dove è iniziato il vero tour a pedali della mia improvvisata “fuga autunnale”.

Il lago Saimaa, quarto d’Europa per estensione, non appare come il classico specchio d’acqua uniforme e distinguibile nella sua interezza. Piuttosto, risulta costituito da un insieme infinito di piccole porzioni separate da una miriade di strade, ponti e isolette, il che rende assolutamente impossibile percepirne le effettive dimensioni globali.

Il risultato? Un affascinante dedalo nel quale sarebbe forse più piacevole perdersi procedendo a zonzo piuttosto che seguire pedissequamente una traccia già predisposta. Non potendo permettermi di smarrirmi per davvero, nei primi due giorni trascorsi intorno al lago ho comunque scelto una soluzione, per così dire, di compromesso…

Numerose digressioni dall’itinerario, quindi, senza mai perdere di vista la traccia principale, hanno caratterizzato fin qui la mia pedalata, sia che fossi attirato da qualche minuscola isola raggiungibile con una serie di ponti, sia che venissi spinto dalla curiosità ad addentrarmi nella foresta su un sentiero sterrato.

Del resto, avevo letto che qui vige il “jokamiehenoikeus” (letteralmente: ”diritto di ogni persona”), un istituto giuridico, presente nell’ordinamento finlandese da tempo immemore, che consente a tutti di camminare, sciare o andare in bicicletta ovunque nella natura, anche nei terreni privati, a condizione di comportarsi con educazione e responsabilità.

Due giorni, inframezzati da una notte trascorsa in una tipica casetta di legno sulla sponda del lago, trascorsi pressoché in solitudine, pedalando su lunghissimi tratti di pista ciclabile asfaltata o su strade principali comunque assolutamente prive di traffico.

In effetti, complice certamente anche la bassa stagione, la presenza umana è stata percepita quasi solamente in maniera “indiretta”, superando in bici le coloratissime (ma deserte) casette poste alle fermate del bus o ammirando dall’alto dei ponti le distese di ”oro verde”, come vengono chiamati i tronchi d’albero raccolti in enorme quantità dalla manodopera dell’industria forestale, per garantire un notevole indotto all’economia del Paese.

Immagini rimaste così ben chiare nella mia mente che quasi appaiono sovrapporsi alla vista che oggi, in questo terzo giorno di pedalata, mi offre l’ennesima, quasi nascosta, porzione di lago.

La bellezza del luogo, come spesso capita, risulta un involontario pretesto per rimandare la partenza della tappa. O, forse, una parte di me sta fissando incantato lo specchio d’acqua sperando di vedere affiorare un esemplare di “foca degli anelli”, erede di quelle che, al termine dell’ultima glaciazione circa 10.000 anni fa, rimasero qui intrappolate quando i ghiacciai si ritirarono spostando le masse di terra e lasciandosi alle spalle i numerosi laghi della regione.

Ma non è la stagione giusta per ammirare uno dei circa 400 esemplari di questi simpatici mammiferi che popolano la zona. Piuttosto, il periodo è di quelli che rendono l’aria a dir poco talmente “frizzantina” (il mio ciclocomputer segna 5 gradi…) che mi fa capire che forse, anche oggi, sarebbe il caso di iniziare a pedalare!

E allora, pedalo.

Pedalo su questa strada caratterizzata da quelle che io amo definire le “gobbe di cammello”. Come il grafico del ciclocomputer mi confermerà, non c’è un metro di pianura. Solo un’interminabile serie di sinuosi saliscendi che mi richiamano alla mente i disegni dei bambini. Quei disegni con le automobiline rappresentate di profilo mentre salgono e scendono da piccoli rilievi dalla punta arrotondata. Oggi una di quelle automobiline sono io, anche se l’unico motore è costituito, come sempre, dalle mie gambe.

Intorno a me, un’intensa bicromia che mi ricorda le giornate autunnali trascorse sulle nostre Dolomiti, con la differenza che qui, a fare compagnia agli abeti sempreverdi, non c’è il giallo acceso dei larici ma quello, altrettanto vivido, delle betulle.

Si dice che, se vuoi farti davvero ascoltare, non devi urlare ma parlare piano. Forse è per questo che, nel silenzio surreale che mi circonda, la mia attenzione è facilmente catturata dai soli, lievi e quasi impercettibili rumori che mi offre la natura. Il sussurro delle fronde della vegetazione smosse dal vento, la risacca sulle sponde del lago, il richiamo di qualche uccello: non mi sento davvero in solitudine mentre mi godo il momento più memorabile di questa breve vacanza.

Eccomi, infatti, ad attraversare una lunga serie di ponti sull’acqua. Quasi a rappresentare elementi di punteggiatura del racconto che, di sé, appare offrire il lago, le minuscole isolette che mi circondano rendono a questo punto “obbligatoria” qualche immagine scattata dall’alto. Anche il mio drone, del resto, deve pur sgranchirsi un po’ le eliche, ogni tanto!

Dopo quasi 200 km percorsi in tre tappe, giungo alla stazione ferroviaria di Mikkeli, per prendere il treno che mi riporterà a Helsinki, in netto anticipo rispetto all’orario riportato sul biglietto acquistato giorni fa. Ne approfitto per osservare la gente che mi circonda, in attesa sul binario.

Come già avevo avuto modo di constatare nelle prime ore trascorse nella capitale, i cittadini di questo Paese mi appaiono silenziosi, rilassati, cortesi e disponibili. Pare, comunque, che abbiano anche qualcosa in più. Il World Happiness Report 2023, infatti, indica i finlandesi come il popolo al mondo con il più elevato grado di felicità. Si accorgeranno che ne ho rubata un po’ in questi giorni?