Belgiolanda 2024: Una ciclovacanza da premio Oscar!
Quando si termina un viaggio, soprattutto se effettuato in bicicletta, che a mio avviso è il migliore compromesso per assaporare e recepire con lentezza ogni esperienza giornaliera (senza l'ovvio limite di distanza che, invece, imporrebbe il procedere ancor meglio a piedi), si tende a riavvolgere il nastro, focalizzando a posteriori i luoghi attraversati e le sensazioni che ne sono derivate.
Siamo spesso portati anche a effettuare una sorta di "graduatoria" di ciò che ci ha colpito di più. Fateci caso: è la domanda più frequente che ci viene rivolta quando rientriamo a casa.
Bruxelles: l’Atomium
E allora, al termine di una ciclovacanza che mi ha visto pedalare per più di 700 chilometri in otto giorni tra Belgio e Olanda, perché non rendere note le mie preferenze con l'assegnazione virtuale di premi Oscar di categoria, sulla falsariga, con un tocco di leggerezza, di ciò che avviene nella ben nota kermesse cinematografica?
…and the Oscar goes to…
Migliore attrice protagonista:
L'acqua. In molteplici sue varianti, è stata davvero una costante per tutto il viaggio. L'acqua dei fiumi in Belgio, il maggiore dei quali – la Schelda – bagna Anversa con anse così estese che sulle sue sponde è stato realizzato il secondo porto più grande d'Europa.
Ma anche l'acqua dei lunghissimi canali artificiali accanto ai quali sono state realizzate piacevoli piste ciclabili, dove ho pedalato potendomi godere le bellezze del paesaggio in assoluta sicurezza.
O, ancora, i canali di Bruges, la "Venezia del nord", cittadina affascinante e brulicante di turisti (anche troppi!) che affollano le barchette con le quali si può andare alla scoperta di queste particolari arterie che da secoli serpeggiano tra gli edifici storici, permettendo suggestivi scorci altrimenti invisibili dalle strade asfaltate.
In Olanda, poi, il mare è davvero il protagonista principale. Circa un quarto del territorio è situato sotto il livello dell'acqua ed è costituito da insediamenti su polder, vale a dire tratti di mare prosciugati artificialmente mediante la realizzazione di dighe. E pedalare in questi luoghi, infatti, molto spesso può comportare la singolare indicazione, sul ciclocomputer, di una quota per noi inusuale in quanto addirittura… negativa!
Non a caso, il corretto toponimo geografico di quella che noi chiamiamo Olanda è invece Netherlands, cioè "paesi bassi" (il termine Olanda, infatti, si riferisce più correttamente solo a due delle dodici province in cui è diviso il Paese).
Proprio in virtù di tali caratteristiche, il territorio è qui perennemente assoggettato a pericoli di inondazione e, per questo motivo, le più importanti opere degli olandesi sono costituite da protezioni artificiali quali dighe, dune e terrapieni, come ho potuto constatare di persona pedalando sulla lunga strada che, attraversando il mare, unisce le due grandi isole del sud. Una strada realizzata in parte su un enorme terrapieno sabbioso e in parte su un lungo ponte che presenta barriere antitempesta, con paratie di acciaio che vengono chiuse quando il mare s'ingrossa a tal punto da creare un pericoloso innalzamento del proprio livello all'interno della zona protetta.
Migliore attore protagonista:
Che il mulino a vento costituisca la figura di primo piano di molte immagini da cartolina dell'Olanda è cosa nota. Forse, meno nota a qualcuno è la specifica funzione che hanno molte di tali iconiche costruzioni.
Nei Paesi Bassi, molti mulini sono stati progettati e utilizzati per secoli non per azionare le tipiche macine del grano, bensì per attivare pompe idrovore destinate a drenare dai polder l'acqua che ripetutamente si accumula in eccesso (proprio in quanto si tratta di zone situate al di sotto del livello del mare), prima di essere sostituiti nel tempo da più moderni impianti alimentati a gasolio o elettrici.
Il più noto "colpo d'occhio" su questa immagine simbolo del Paese si può certamente apprezzare a Kinderdijk, località nei pressi di Rotterdam dove, lungo un viale ciclopedonale, si possono ammirare messi in fila ben 19 mulini realizzati - per l'appunto - allo scopo di mantenere asciutto il bassopiano di Alblasserwaard.
Curiosa l'origine del toponimo di questa località, che tradotto significa "diga dei bambini": secondo la tradizione, durante l'alluvione più pesante avvenuta nel Paese, nel 1420, una culla con dentro un bambino e un gatto andò a depositarsi sulla diga, che ne prese poi il nome.
Migliore attrice non protagonista:
Notissima bevanda nazionale belga, per lunga tradizione, la birra - i cicloviaggiatori lo sanno - rappresenta anche un ottimo e piacevolissimo strumento di "recupero" delle energie spese durante ogni pedalata quotidiana.
Con questa scusa (diciamolo…), naturalmente non mi sono potuto esimere dallo scegliere un po' di varianti di questo "integratore naturale" per accompagnare i miei pasti serali (a pranzo no… erano già abbastanza sinuose, di loro, le piste ciclabili sulle quali ho pedalato), magari anche assaggiando un altro prodotto tipico e rappresentativo della gastronomia del Belgio: le cozze.
Queste ultime, infatti, sono diffusissime in tutti i ristoranti e i bistrot del Paese e ciò, ho scoperto, deriva dal fatto che la costa belga costituisce un habitat naturale favorevole al proliferare di questi mitili. Per tale ragione, stante la carenza di pesce nei mesi invernali, nel tempo le cozze ne sono divenute un'alternativa economica sempre più diffusa.
Migliore attore non protagonista:
Mentre in Olanda, per spostarmi tra le isole e i polder, ho potuto usufruire di numerosi ponti e terrapieni, per raggiungere questo Paese dal Belgio ho invece dovuto necessariamente prendere un traghetto, considerato che mi trovavo al limite della costa nord-ovest del Belgio stesso, affacciato tra il mare e il largo estuario della Schelda.
Ma perché assegnare un premio virtuale a questo traghetto? Semplice: si è trattato di un mezzo sui generis, in quanto riservato esclusivamente a pedoni e a mezzi a due ruote!
Il piacere di tale scoperta, poi, si è aggiunto a quello provato percorrendo la strada per raggiungere il molo di partenza: da Knokke, tipica località affacciata sulle grandi spiagge del mare del nord, ho seguito la pista ciclabile che si snoda lungo la costa, pedalando tra le dune e attraversando un parco naturale, paradiso degli appassionati di birdwatching.
Il tutto con innumerevoli ma "doverose" soste per potere imprimere nella mente, ma anche nella scheda di memoria della fotocamera, le immagini degli scorci che mi si sono presentati via via, curva dopo curva, lungo la serpeggiante ciclovia.
Migliore regista:
"Lassù qualcuno mi ama" è il titolo di un famosissimo film con Paul Newman nei panni del pugile Rocky Graziano. Io non combatto sul ring, tuttavia a volte, come tutti i cicloturisti, posso trovarmi ad affrontare un avversario particolarmente ostico e tale da compromettere la piacevolezza di una o più giornate passate in bicicletta: il meteo avverso.
Dopo più di vent'anni di viaggi in bici in mezza Europa, sono ovviamente preparato a questa evenienza. Affermo infatti spesso che, non potendo cambiare a piacimento il meteo, almeno evito che lui cambi me, privandomi della voglia di pedalare, e quindi viaggio sempre attrezzato con materiale tecnico che, all'occorrenza, mi protegga dalla testa ai piedi.
Ciò nonostante, è naturale che anche io, come tutti, preferisca sempre godere di un meteo favorevole per i miei cicloviaggi. E in questa occasione, come in numerose altre passate, posso nuovamente affermare che… lassù… il "Regista" (quello con la R maiuscola…) mi ha voluto bene! Solo mezza giornata di pioggia continua, poco vento e tanto tanto sole nelle rimanenti costituiscono decisamente una circostanza fortunata per questi territori nel mese di aprile!
Migliori effetti speciali:
Non credo che si sia mai saputo se anche Mosè andasse in bicicletta. Ciò che è certo è che, nella provincia belga del Limburgo (un meraviglioso dedalo di piste ciclabili immerse nel bosco), per un momento mi sono sentito un po' come lui…
"Cycling through water" è un progetto realizzato da uno studio di architettura e inaugurato nel 2016. La pista ciclabile, per circa 200 metri, attraversa uno specchio lacustre scendendo fino a permettere ai ciclisti di trovarsi con l'acqua all'altezza degli occhi, a filo con il muro di cemento alto circa 1,5 metri.
Da qui, la sensazione di "separare" davvero le acque al nostro passaggio! Un'esperienza certamente singolare, tanto più che essa, a differenza di quella provata dal noto personaggio biblico, può essere sperimentata in tutta tranquillità, senza nemmeno un esercito di egiziani che ci rincorre alle spalle!
Migliore scenografia:
Punto di riferimento assoluto per ogni città del Belgio è la "grote markt" (piazza del mercato), la piazza principale. Ed è sufficiente seguire sulla mappa le relative indicazioni per trovarsi sempre dinanzi a una scenografia fatta di edifici caratterizzati da un'architettura per noi piuttosto inusuale e, proprio per questo, affascinante.
Bruxelles - Grand Place
E ciò vale non solo per le piazze principali di grandi città come Bruxelles, con la sua Grand-Place sulla quale spiccano le iconiche facciate delle case delle Corporazioni, ma anche la Maison du Roi e l'enorme municipio (entrambi questi ultimi in stile gotico), o come Anversa, dove la grote markt è invece dominata da un sontuoso municipio rinascimentale.
Bruxelles - Maison du Roi
Bruxelles - Palazzi delle Corporazioni
Anversa - Municipio
Analoghe scenografie, infatti, possiamo ammirarle anche in cittadine più raccolte, come Lovanio, con il suo municipio davvero spettacolare (la sua facciata presenta tre ordini di finestre e guglie ed è adornata da ben 236 statue!) o Mechelen, con il suo articolato municipio, formato da tre distinti edifici accorpati (il Palazzo del Gran Consiglio, la torre civica e il mercato dei tessuti).
Mechelen - Municipio
Ma la località che certamente mi ha colpito di più, in questo cicloviaggio, è quella di Gent, altrimenti chiamata Gand (dai francesi) o Ghent (dagli inglesi)… insomma la cittadina dai toponimi multipli!
Il centro storico di questa località è l'area ciclo-pedonale più grande del Belgio (attenzione, però, ai numerosi tram che l'attraversano!) ed è costituita da tre grandi piazze contigue.
Su di esse si affacciano imponenti chiese, il municipio (curiosamente dotato di due facciate di stili differenti, una rinascimentale e un'altra gotico-fiammeggiante) e il noto Beffroi: una delle più belle torri campanarie d'Europa, alta circa 95 metri.
E’ poi sufficiente allontanarsi di pochi passi per scoprire anche le banchine del fiume Leie, con le sue (immancabili) case delle Corporazioni e l'imponente Castello dei Conti di Fiandra.
Migliore sceneggiatura originale:
Olanda, sto pedalando tranquillamente in direzione del fiume Oude-Maas. Ecco che la ciclabile termina davanti a un ascensore. E' sufficiente entrare, premere il tasto -1, scendere, percorrere in bici un tunnel (con un’enorme carreggiata riservata alle bici e due marciapiedi per i pedoni), trovare un altro ascensore, salire e premere il tasto 0, uscire sull'altra sponda del fiume e continuare la pedalata.
E' l'Olanda: bellezza! E' il Paese delle bici, si sa. Qui tutto è a misura di bicicletta e la circolazione a pedali, proprio per la sua capillare diffusione, rappresenta una priorità a cui sono destinate infrastrutture (come parcheggi riservati a ogni stazione ferroviaria e corsie o piste ciclabili lungo tutte – ma proprio tutte! – le strade) che rappresentano un sogno per qualunque ciclista.
Ma… c'è un ma! Come talvolta si suol dire: non è tutto oro quello che luccica. Dai primi cartelli sulle piste ciclabili percorse in Olanda, ho notato una curiosità: "cosa diamine ci fa anche l'immagine di un ciclomotore sul cartello?".
Mi sono informato e, così, ho scoperto che qui i mezzi a motore fino a 50 cc sono ammessi su gran parte della rete ciclabile (che, appunto, strettamente "ciclabile" cessa di esserlo…), seppure con il limite di 25 km/h. C'è da dire che, come ho potuto sperimentare di persona, seppure "ad occhio", questo limite quasi mai viene rispettato (e nemmeno quello relativo alla cilindrata!). Non a caso, soprattutto nelle grandi città, a partire dalla capitale Amsterdam, a causa dell'eccessiva velocità e imprudenza di molti conducenti dei "cinquantini", nonché su richieste pressanti da parte degli utenti a pedali, i mezzi a motore stanno divenendo sempre di più oggetto di provvedimenti restrittivi, allo scopo di restituire le piste ciclabili alla loro unica destinazione naturale.
Migliore cortometraggio d'animazione:
Ma, per fortuna, sulle ciclabili olandesi si possono vivere anche momenti di estrema tranquillità senza essere disturbati dai ciclomotori. E, così, una pista ciclabile può essere attraversata in sicurezza da una famigliola di anatre, per nulla intimorite e, quindi, evidentemente avvezze a condividere l'asfalto colorato con gli (accorti) utenti a pedali!
Migliore montaggio:
Dalla "ciclabile di Mosè" a quella… di Tarzan!? Ma si può avere davvero la sensazione di "montare" in bici sugli alberi? Sì: ancora nella provincia belga del Limburgo, si può!
Si chiama "Cycling through the trees" e, dall'alto, appare come un grande cerchio immerso nella vegetazione. In realtà, si tratta di due cerchi posizionati a spirale, di 100 metri di diametro, uno per la salita e l'altro per la discesa.
Questa singolare pista ciclabile permette, in sostanza, di elevarsi fino a 10 metri di altezza e di pedalare, così, tra le chiome degli alberi di alto fusto godendo di un magnifico panorama a 360 gradi sul parco nazionale di Bosland.
Migliore trucco:
Oudenbosch, Olanda. O, almeno, pensavo di essere arrivato qui. Ma allora…perché mi sembra di essere già rientrato a Roma?
La chiesa di Sant'Agata e Santa Barbara, curiosamente, è stata edificata a specifica imitazione della basilica di San Pietro in Vaticano (con tanto di "cupolone"!), solo che il suo interno è "appena" 16 volte più piccolo del suo notissimo "modello". La facciata, invece, riprende espressamente quella della basilica romana di San Giovanni in Laterano.
Un depliant mi informa che la costruzione fu commissionata dal parroco di Oudenbosch al preciso scopo di omaggiare le due basiliche romane, che l'esercito di zuavi franco-belgi accorsi in difesa del Papa contro i tentativi di invasione da parte dei garibaldini avevano potuto ammirare durante la loro permanenza a Roma negli anni 1860-1870.
Migliore fotografia:
Il tulipano è un fiore che tutti noi, generalmente, associamo all'Olanda. In realtà, la sua origine è decisamente più esotica e risale all'impero ottomano, l'attuale Turchia. Il nome "tulipano", infatti, deriva dal turco "tulband", che significa "turbante" (per via della sua forma che effettivamente ricorda quella del noto copricapo).
Secondo un'antica leggenda, il fiore avrebbe avuto origine dal miscuglio di lacrime e sangue di una giovane persiana che, partita in cerca del suo amato, sarebbe morta nel deserto a causa di una caduta su pietre affilate come spade. Da allora, il tulipano rosso sarebbe simbolo di amore e mal d'amore.
In Olanda, i tulipani furono introdotti solo nel XVII secolo e immediatamente furono oggetto di una bolla speculativa, con prezzi esorbitanti dovuti all'eccessiva domanda sul mercato rispetto all'offerta, per via del loro lento ciclo riproduttivo. Basti pensare che allora un bulbo veniva scambiato, o ancor più spesso semplicemente "prenotato", per un prezzo superiore a diversi anni di reddito medio annuale pro capite!
Oggi, fortunatamente, la situazione è cambiata e i bulbi di tulipani si possono acquistare senza dovere vendere casa! Che il fiore sia comunque rimasto a suo modo "prezioso", in ogni caso, è dimostrato dal breve periodo (poche settimane in primavera) in cui si può ammirare la sua fioritura.
Un periodo, non a caso, da me scelto per compiere la ciclovacanza e potere, così, girovagare tra gli estesi campi in cui gli agricoltori, con giustificato orgoglio, espongono queste meraviglie che, soprattutto se osservate dall'alto, appaiono davvero come allegre scatole di pastelli colorati!
Migliore film:
In conclusione, a chi o a cosa va assegnato l'Oscar virtuale come miglior film, se non a tutto il cicloviaggio in sé?
In una manciata di giorni, sono passato dagli affascinanti centri storici delle cittadine belghe ai mulini e ai campi di tulipani in Olanda; dai vivaci "assembramenti" dei turisti a Bruges, al piacevole silenzio delle ciclabili sui polder dei Paesi Bassi; dal pedalare in mezzo all'acqua o sugli alberi, al superare fiumi e canali su ponti vertiginosi, dune o addirittura dentro tunnel ciclabili.
Bruges
Kinderdijk
Bruxelles
Il tutto senza disdegnare un doveroso "approfondimento gastronomico" nei riguardi delle prelibatezze locali. Oltre a birra, cozze e patatine fritte, non mi sono fatto mancare, infatti, qualche assaggio della notissima cioccolata belga e dei gustosi waffle caldi.
Una vacanza, insomma, davvero a 360 gradi, come sempre avviene quando aggancio le borse alla bici e inizio a pedalare, dirigendo le ruote verso luoghi mai visitati prima.
Del resto, non è forse vero che ogni volta che un cicloturista ha l'occasione di mettere in pratica la propria passione vive un'esperienza da premio Oscar?
L’itinerario